giovedì 22 dicembre 2016

Omaggio all’essere donna


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Un libro per Natale: La Storia di Miryam

Ci avviciniamo oramai al Natale e vorrei proporvi la lettura di un nuovo libro: “Storia di Miryam” di Claudia Provenzano, Armando Curcio Editore.
Non vi troveremo una delle tante storie già scritte e che hanno al centro la figura di Miryam (Maria) vista quale essere celeste, quasi non fosse anch’essa un frutto di questa terra, ma leggeremo qualcosa di diverso che, per riprendere le parole dell’autrice, vuole essere: “un omaggio all’essere donna….per tutte le donne di tutti i tempi…a partire dalla PRIMA DONNA della nostra storia”. Questo elogio alle donne è tratteggiato con pennellate vive impastate di passioni forti, ribellioni e amori, vissuti anche nella bellezza del corpo che spontaneamente all’amore si apre.
La vicenda di Miryam  è la storia laica e profana della vita di Maria e del concepimento di Gesù. Una ricostruzione letteraria che attinge alle fonti dei Vangeli (Canonici e Apocrifi) e dell’Antico Testamento, senza fare alcun riferimento a spiegazioni divine e spiritualistiche.
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Miryam è la controfigura reale dell’icona eterea della Madonna della tradizione religiosa cattolica. E’ una giovane donna di spiccata sensibilità esistenziale, che si interroga sulle credenze e i costumi del suo tempo con la freschezza di un’intelligenza incontaminata, fino a sfidare con determinazione, non senza paura, le convenzioni e le regole imposte dalla cultura patriarcale dell’epoca.
E’ una giovane quattordicenne vera, concreta, che vive il suo amore per il  nomade Gavri’el, un ragazzo bellissimo, che così ci descrive la stessa protagonista, quando lo vede per la prima volta: “[…]aveva occhi da angelo. O almeno così mi ero immaginata che fossero gli occhi degli angeli, io non ne avevo mai visti. Mai incontrato un angelo in vita mia!”.
La presentazione dei due ragazzi e dei lacci d’amore che li vincolano l’uno all’altra, risente molto fortemente dell’influenza del Cantico dei Cantici, il libro dell’amore erotico, carnale, terreno, che fa parte del canone biblico.
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I pensieri di Miryam  sono quelli di una ragazza che scopre, in tutta la naturale forza della sua gioventù, l’amore e il desiderio, nella luminosa, pura e gioiosa bellezza che è quella propria del cuore che batte per l’altro e che l’altro brama:
“Mani sensuali e grandi come quelle di Gavri’el. Le mani che, con pensiero voluttuoso, (peccaminoso o leggittimo? – l’amore è peccaminoso?), pensiero che non potevo impedire si addensasse nel mio sangue, bramavo agguantassero i miei fianchi, i miei glutei, i miei seni, tirandomi a sé e trattenendo tutta l’eccitante gioia che provavo a stare con lui”. Da questo amore deriva il concepimento naturale e illegittimo di un bambino, e quindi la difficile scelta che Maria compie per salvare sé stessa e suo figlio, nel contesto della società ebraica antica, con la complicità di Yosef (Giuseppe), l’uomo onesto, generoso e lucidamente razionale che le è destinato come marito.
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Yosef è un uomo oramai avanti nell’età, che ama in maniera stupefacente la giovane Miryam, la sua determinazione, la sua fede nell’amore e nella veracità dei sentimenti, ben oltre la logica, ben oltre ogni convenzione. Una scoperta complicità, così piena, da far nascere in Maria, per questo suo anziano compagno, un nuovo e diverso amore, che non ha nulla a che fare con un sentimento irruento e sgorgato d’impeto, com’è stato quello provato per Gavri’el, quanto piuttosto: “un amore che si nutre dopo, col tempo, per chi ci ama incondizionatamente”.
La Miryam di questo libro è la stessa ragazzina ebrea narrata nel Vangelo in pochi scarni passaggi il cui profilo e le cui vicende vengono ricostruite dall’immaginazione di una donna contemporanea che vede nell’amore terreno, materno e carnale, il vero senso dell’esistere umano.
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Vi invito perciò a leggere questo affascinante romanzo che canta ed esalta la vita e l’amore, incarnati nella coraggiosa, umana, intelligente e affascinante figura di Miryam. 















FONTE:
http://milanoalquadrato.com/index.php/2016/12/16/la-storia-di-miryam/

martedì 12 novembre 2013

"Meta-stanza. La memoria del futuro", in ricordo del libro di Oscar Marchisio (Editore Socialmente)

C’era una volta il cyberpunk italiano, e c’era una volta un libro che rappresentava la sua punta più alta. Era il 1995, il libro si chiamava La stanza mnemonica, l’autore era il sociologo e sinologo Oscar Marchisio. Era un romanzo pieno di profezie oggi avverate, dalle Olimpiadi a Pechino, alla bolla della new economy al terrorismo islamico. Ma quel libro, pur stampato, non fu mai veramente distribuito, causa fallimento del suo editore, la bolognese Synergon. Si sa però che i libri una volta stampati hanno vita propria, e destino volle che La stanza mnemonica capitasse nelle mani dei Wu Ming, all’epoca ancora Luther Blissett. “Sentivo parlare di questo romanzo di fantascienza fin dai tempi del mio ingresso nel neonato collettivo WM – scrive Wu Ming 5 –. Ai tempi di Blissett, mi raccontavano, aveva svolto una funzione terapeutica importante durante la stesura di Q”. Lo conferma Wu Ming 1: “Senza La stanza mnemonica, il brainstorm per la trama di Q sarebbe stato meno fertile, senz’altro deficitario. C’è molto de La stanza mnemonica dentro Q, o meglio, fuori da ess La stanza mnemonica è il buco nero sui cui bordi concepimmo Q, è il libro che nell’estate del ’96 leggemmo e rileggemmo, declamammo, amammo”. Ora la casa editrice bolognese Socialmente propone il libro di Marchisio con un nuovo titolo: Meta-stanza. La memoria del futuro, in un’edizione arricchita da una postfazione e dalle “riscritture” dei Wu Ming. La trama ruota attorno all’attentato a Mario Cuomo, diventato nella fiction presidente degli Usa, da parte di un’alleanza nippo-islamica. Un attentato “virtuale”, avvenuto nella rete Hologram che nel libro avvolge e protegge il mondo, che ha segnato una svolta storica: con la morte di Cuomo infatti l’America perde il suo predominio a favore dell’Asia. Ma non c’è solo la trama profetica: La Meta-stanza è soprattutto un lavoro sul linguaggio, che restituisce “quel gusto ibrido, fra metallo ed epidermide, che promanava dai primi anni Novanta”. Oscar Marchisio, genovese, ma con base a Bologna, insegnava come professore a contratto all’Università di Urbino. Viaggiava in Cina dove lavorava, frequentava l’Italia dove scrive, criticava e altro. Esperto di organizzazione del lavoro e sociologo, scriveva su Carta, Il Manifesto e Liberazione. Tra le sue pubblicazioni: McMarx, critica della socialità come prodotto industriale (Manifestolibri, 2001), Cibo come media (Franco Angeli, 2002) e Il continente Cina (Socialmente, 2008). Ora Oscar Marchisio è fisicamente assente.